Fondamentalmente non saprei per quale strano motivo consigliare il Rugby, ad un genitore dubbioso su quale sport far praticare al proprio figlio.
Partiamo da un presupposto: il Rugby è lo sport di contatto per eccellenza, questo significa che i ragazzi si “scontrano” sin da piccoli, è vero secondo regole rigide e definite ma si “scontrano”.
Gli allenamenti si svolgono mediamente tre volte a settimana e voi dovrete portarli ad ogni singola sessione, il senso lo spiegherò dopo, ma immaginate di vivere ad almeno 30 km dal campo, tornare da casa alle 20.30, dover cucinare e quant’altro.
Vi troverete nel periodo invernale a trovare situazioni in cui i vostri figli saranno più fango che persona (perché il rugby si gioca in qualunque situazione climatica, compresi i tifoni tropicali) e quindi doccia, se impareranno a farla con i loro compagni, oppure caricarli in macchina con i sacchi dell’immondizia sui sedili per non rischiare di doverla buttare, intendo la macchina.
Partite a montagne di chilometri, dove i vostri figli perderanno una montagna di mete a zero, ma la soddisfazione sarà essersi alzati alle 6 del mattino di una domenica in cui immaginavate di stare tutto il giorno sdraiati sul divano.
Ogni volta che si gioca in casa bisogna organizzare i terzi tempi, cioè dare da mangiare agli avversari, e quindi organizzarsi giorni prima, e il giorno della partita non riuscire a vedere giocare tuo figlio perché stai preparando la pasta per gli avversari (siamo volontari tutto è gratis e organizzato da noi)
Ospedali, si c’è spesso un’ospedale (con mio figlio ad Alessandria ormai siamo in lista, non dobbiamo aspettare) perché come ricordavo prima il rugby è anche contatto e a volte infortuni, ma nel 99% dei casi cose che si risolvono in fretta.
Agli allenamenti ed alle partite bisogna esserci sempre, perché il rugby ha un piccolo problema: dal secondo allenamento non si è più solo parte di una squadra, ma si è parte di una famiglia, e quando la famiglia ha bisogno non puoi dire non ci sono. I compiti, la cresima di mio fratello, il matrimonio del mio migliore amico, non possono essere una scusa.
Continuare a sentire vostro figlio parlare di Rugby e a provare a placcarvi in casa, quando voi di regole non ci capirete niente, neanche quando vostro figlio sarà in nazionale.
Non mi viene in mente perché consigliarvi di portare vostro figlio a giocare a Rugby………..quello che posso dirvi è che mio figlio non perderebbe un’allenamento, e men che mai una partita, per nessun motivo al mondo. Che l’ho visto piangere e ridere di cuore mille volte dopo e durante le sue partite, come nella vita di un tredicenne poche volte accade. Che i suoi compagni del Rugby sono anche i suoi amici nella vita, che ha imparato che come nella vita, il rugby è fondamentalmente rispetto per l’avversario, che vincere è meraviglioso ma se questo non accade si lavora il doppio.……….ED EGOISTICAMENTE che i miei migliori amici li ho trovati tra i genitori del rugby, gente con cui trascorro momenti bellissimi e se mai dovessi avere bisogno, sono certo loro ci sarebbero.
Noi non siamo una squadra………noi siamo una Band of Brothers, i nostri figli come ho fatto urlare per anni ai miei ragazzi da Coach sono FRATELLI.

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